Un passato da raccontare, un futuro granata da scrivere ancora, Alessio Cerci si guarda indietro e scorge una favola. Quella della sua carriera, dagli esordi al Valmontone fino alla maglia della Nazionale. Un percorso fatto di storie e di uomini. Di magie e di incomprensioni. Subito prodigio nelle giovanili della Roma, gli esordi bresciani da professionista. Le esperienze all’Atletico Madrid e al Milan. Come detto la maglia azzurra. Ovunque da predestinato, qualche volta al di sotto delle aspettative. Tranne con lui, tranne con Gian Piero Ventura seduto in panca. il suo mentore, il suo padre putativo. L’esplosione a Pisa, le meraviglie di Torino. E poi Salerno e la Salernitana. Dal granata al granata, per un futuro ancora da scrivere.
Salerno lo attende fiduciosa, Alessio Cerci scalpita
C’era riuscito a tornare. E pure ad essere decisivo. Era inizio marzo e Ventura, un po’ a sorpresa lo lanciava tra i titolari. Il Venezia nel mirino, dopo i pochi scampoli di Frosinone. E dopo mesi di infortuni ed incomprensioni. Tecniche e contrattuali. L’allenatore lo aveva aspettato, coccolato, stimolato. Troppo dicevano da più parti. E poi il Venezia, e poi una prestazione sontuosa. Settantacinque minuti di classe ed esperienza, l’assist del secondo gol, gli applausi scroscianti dei salernitani. Ancora titolare a Perugia, un po’ moscio, come la squadra. Lui però c’era riuscito a tornare. Poi la quarantena, il fermo forzato, le apparizioni solo sui social. Ora la giostra sembra ripartire e lui vuole esserci. Ancora. Salerno lo attende fiduciosa.
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