A quattro giorni dal play-out perso con la Sampdoria, torna a parlare l’ex DS della Salernitana Marco Valentini. Di seguito, le dichiarazioni dell’ormai ex dirigente granata raccolte da La Città.
Valentini: “La sospensione ci ha azzerato le certezze”
Un Marco Valentini visibilmente deluso dall’esito della stagione della Salernitana ha usato toni duri e netti per raccontare quanto accaduto in questi sei mesi in granata.
Ti potrebbero interessare anche:
Dinanzi ai microfoni de La Città, l’ex DS ha parlato di quanto accaduto nei play-out, dei rimpianti e di come la mancata riconferma sia dipesa dalla retrocessione appena maturata. L’apertura è dedicata a quanto successo nell’ultimo mese che ha preceduto gli spareggi:
«Mi sento preso in giro. Di fronte all’evidenza non vengono date risposte. Ora serve ridare un intervento esterno forte, di autorità competenti, altrimenti questo calcio non si ripulirà mai».
Le sue perplessità riguardo la mancata riconferma:
«Ho sentito telefonicamente Iervolino martedì, mi ha ringraziato per il lavoro fatto. Con la salvezza avevamo un accordo per continuare insieme, stavamo pianificando già il mercato e la prossima stagione. Ora è normale che ci sia voglia di cambiare. Non condivido, ma ne prendo atto».
Sulle dichiarazioni di Milan e Iervolino post-spareggi e l’amarezza per l’epilogo:
«Le loro parole non erano riferite a me, ma credo a chi c’era prima, anche per quello che mi hanno detto. Poi c’è il finale che brucia per come è arrivato, per lo schifo che abbiamo incassato. Per alcuni tifosi sono alibi. Non dobbiamo nasconderci. Il mese di sospensione ci ha azzerato le certezze. Prima della sfida con il Frosinone eravamo in una parabola ascendente mentre il resto arrancava. Quello stop ha permesso alla Sampdoria di rinascere, mentre noi siamo arrivati stanchi, non convinti come eravamo dopo Cittadella, meno agguerriti dei nostri avversari. E poi all’Arechi ci hanno impedito anche di avvicinarci all’area della Samp».
Inevitabili i riferimenti agli episodi arbitrali che hanno condizionato il play-out di ritorno all’Arechi:
«Vorrei sapere che senso ha il VAR se non si vede l’episodio di Soriano, se non si penalizza il fallo di mano di Meulensteen. A fine partita ha anche confessato che si aspettava l’annullamento del gol perché sapeva di aver realizzato un’infrazione. Questo ha alimentato la rabbia. Ti dirò, ho anche sbagliato… All’intervallo i calciatori non volevano rientrare in campo perché si sono sentiti presi in giro. Volevano lanciare un segnale forte. Io e mister Marino li abbiamo convinti a disputare il secondo tempo perché c’erano ancora 45 minuti. Ci credevo fortemente. È stato un gruppo fatto di bravi ragazzi, seppur con qualche piccola sfumatura. Professionisti, ma serviva personalità e carattere negli uomini chiave».
Un focus sul mercato di gennaio che lo ha visto protagonista e cosa non è andato per il verso giusto, con i soli Christensen, Lochoshvili e Corazza ad aver ingranato:
«Sul mercato di gennaio non si potevano cambiare venti calciatori. Ho cercato di puntellare la rosa affiancandoli a chi non aveva reso al meglio nei primi sei mesi e speravo di recuperare. Però alcuni non hanno cambiato rendimento e chi è arrivato dopo ha fatto fatica. Penso all’attacco… Abbiamo preso il meglio che si poteva avere dal mercato di gennaio tra Abiuso, Russo e Niang, oltre a Lapadula e Pohjanpalo che erano sogni impossibili. Per me Cerri-Raimondo era una signor coppia. Cerri ha fatto subito il Cerri e poi si è fermato. Raimondo non ha ingranato. Confidavo di recuperare Verde, ma senza fortuna. Avevo cercato Russo e avevo il “sì” di Henry. Poi il calciatore, per motivi personali, ha scelto di restare a Palermo. Il miglior rendimento del girone di ritorno basta per spiegare che, sotto la mia gestione, la squadra aveva avuto un’impennata con 24 punti in 18 partite. Non tutto è stato da buttare. Poi ci sono state alcune cose che non hanno funzionato: Girelli non si è imposto, Caligara ha avuto problemi fisici. Guasone? No comment».
I momenti sliding doors della stagione, tra le trasferte di Carrara e Castellammare di Stabia che hanno portato all’esonero di Breda:
«A Carrara ci hanno lasciato punti tanti avversari. In quella partita ho capito che c’erano, problemi ma bisognava ragionare con tante componenti. In quel momento non credevo fosse la scelta giusta perché sentivo che Breda avesse ancora in pugno la squadra. Ciò che si è raccontato della vigilia di quella trasferta è gossip pallonaro. Della partita di Castellammare ho contestato la formazione iniziale e alcune scelte a gara in corso. Mi sono preso del tempo per incassare tutti i segnali, anche dopo aver parlato a caldo in conferenza stampa».
Le possibili cause che hanno portato alla seconda retrocessione consecutiva:
«A Salerno non c’è un problema di piazza. A Iervolino ho detto che serve dare continuità al management, creare uno zoccolo duro nello spogliatoio. Solo così si costruiscono successi, solo così si crea identità, un’anima. A Salerno non è mai successo, anzi, si è creato solo roba provvisoria».
Infine, Valentini chiude l’intervista con un suo pensiero sull’ennesima rivoluzione in casa Salernitana:
«Dispiace perché lascio una società snella, senza contratti pesanti firmati da me, con un mercato in cui ho speso zero euro per i cartellini. Mi avrebbe fatto piacere ripartire. Ora si rivoluzionerà, ma non sempre è un bene».