Fabiani alla Città: “Proviamo a conquistare la serie A”
Riportiamo l’intervista di Enzo Casciello in edicola oggi sul quotidiano la Città di Salerno.
Angelo Fabiani non è mai stato di primo pelo, nemmeno agli inizi del suo cammino nel calcio. Scafato al punto giusto da creare un felice binomio tra astuta diplomazia e stizzita reattività, costituisce il prototipo del perfetto dirigente. A modo suo è divisivo, ma nel mondo del pallone, dove invidia e maldicenza sono regole comportamentali, è inevitabile avere partiti pro e contro. Alla fin fine sono gli almanacchi a dire la parola decisiva. Sul conto del nostro – 57 anni compiuti da qualche giorno – gli archivi evidenziano un po’ di promozioni, due delle quali con la Salernitana, che è la cosa che più ci riguarda. Certo, sul conto del romanissimo Fabiani pesa il coinvolgimento in Calciopoli, cavallo di battaglia di quanti – abituati a svolazzare come voracissime mosche su un pugno di carne morta – ne agitano la retorica in base alla fazione di appartenenza. Lo Stato ha assolto il diesse sodale di Moggi dalle accuse di frode sportiva; l’impianto dell’associazione per delinquere si è imbattuto nella prescrizione. La giustizia sportiva, quella con le minuscole come testimoniano anche le vicende di questi giorni, lo ha tenuto fermo per quattro anni. Inibito. Angelo smise con la Salernitana nel 2009 (se ne andò o fu dimissionato dopo l’arrivo della meteora Gugliemo Acri ?) ed ha ricominciato con la Salernitana nel gennaio del 2014. Cavalca il cavalluccio con destrezza e spavalderia. È l’uomo della proprietà. Perciò le risposte che dà alle domande che leggerete hanno il crisma dell’ufficialità assoluta. Via al fuoco di fila.
Fabiani, l’argomento maggiormente dibattuto e controverso è se la Salernitana, sorella o sorellastra che si voglia della Lazio, un vicino domani potrebbe iscriversi al campionato di serie A. Allo stato, i regolamenti lo vieterebbero. Tutto questo sempre che se ne abbiano la voglia e l’ambizione. Come scacci le perplessità?
Siamo in presenza di norme obsolete, che vanno cambiate e non è detto che ciò non avvenga. Mi spiegate perché due cognati, come nel nostro caso, non possano essere al comando di due società che militano nello stesso campionato?
D’accordo, ma al momento la situazione è questa.
E la Salernitana non la teme, anzi è fiduciosa che l’ostacolo possa e debba essere rimosso. Siamo una società sana, requisito essenziale per ogni obiettivo, e Dio lo sa quanto sia importante avere i conti a posto. È appena scomparso un grande manager come Marchionne. Ci ha insegnato quanto sia necessario mettere in regola un’azienda.