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Una nuova Salernitana con Marino: esperienza e modulo del tecnico marsalese

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La Salernitana riparte da Pasquale Marino. Tanta esperienza per il tecnico marsalese, che dopo tre esperienze negative proverà a compiere un’impresa.

La Salernitana di Marino: numeri e carriera dell’allenatore

Il penultimo posto a sei giornate dal termine preoccupa i tifosi e la società. La Salernitana ha deciso, quindi, di ripartire – per un’ultima volta questa stagione – cambiando guida tecnica. Toccherà a Pasquale Marino provare a conquistare la salvezza.


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La carriera da allenatore di Marino iniziò appena appesi gli scarpini al chiodo, nel 1997. Dopo diverse promozioni guadagnate nelle serie inferiori, allenò l’Arezzo in Serie B nel 2004-2005, alternandosi con Tardelli sulla panchina dei toscani. Raggiunse la salvezza all’ultima giornata dopo una stagione complicata.

Nel campionato 2005-2006 firmò con il Catania: riportò i siculi in A dopo 23 anni conquistando il secondo posto. L’anno successivo la squadra raggiunse la salvezza. Marinò passò, quindi, all’Udinese sostituendo Malesani e riportando i bianconeri in Europa (Coppa UEFA) grazie a un settimo posto. L’anno successivo iniziò benissimo, con l’Udinese che alla nona giornata conquistò addirittura il primo posto in classifica; in Coppa UEFA i bianconeri uscirono ai quarti di finale. I friulani chiusero la stagione di nuovo al settimo posto e mancando l’accesso all’Europa League a causa della vittoria in Coppa Italia della Lazio (decima in classifica).

Al termine della stagione successiva, e dopo un momentaneo esonero con conseguente richiamo da parte del patron Pozzo, Marino lasciò la guida della squadra friulana dopo tre anni.

Ottima fu anche l’esperienza con il Vicenza nel 2014-2015, che portò dall’ultimo posto dopo 11 giornate (quando subentrò a Giovanni Lopez) al terzo posto, perdendo poi la semifinale dei play-off con il Pescara. Fece bene nel 2016-2017 con il Frosinone: con i ciociari chiuse il campionato al terzo posto e perse la semifinale dei play-off contro il Carpi. Nel 2020-2021 subentrò, a gennaio, sulla panchina dell’Empoli a Roberto Muzzi. Portò i toscani ai play-off, dopo 9 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte.

Le ultime tre esperienze sono state, però, sfortunate: con SPAL, Crotone e Bari sono arrivati tre esoneri (con i pugliesi è tornato ad allenare dopo due anni di stop). Ora, Marino riparte da Salerno, dove ha poco tempo per imprimere le sue idee alla squadra. Soltanto sei partite, sei finali, per un finale di stagione decisivo per lui e per i granata.

Come cambia la linea difensiva

Con l’arrivo di Marino la Salernitana cambierà pelle: la linea difensiva tornerà a 4 e si abbandonerà il 3-5-2, modulo che ha caratterizzato le ultime due guide tecniche granata. Infatti, a inizio stagione il Cavalluccio era sceso in campo con il 4-3-3, schierato da Martusciello fino al pareggio con il Cosenza, per poi optare per il 4-3-1-2 contro il Bari in quella che è stata l’ultima partita sulla panchina campana per l’ex Lazio.

Colantuono prima e Breda poi si sono affidati alla difesa a 3 senza, però, riuscire a invertire la rotta. Ora toccherà a Marino infondere fiducia nella squadra in questo forcing finale. L’allenatore marsalese ha sempre preferito un calcio propositivo, più offensivo, nel segno del 4-3-3.

Davanti a Christensen si vedranno, molto probabilmente, Ferrari e Lochoshvili come coppia centrale, complice l’infortunio di Bronn. Sugli esterni Corazza, Stojanovic e Ghiglione hanno maggiori chance di giocarsi le due maglie da titolari, con Njoh sullo sfondo. A centrocampo Amatucci tornerà nel suo ruolo davanti alla difesa. Favoriti Soriano e Zuccon per le altre due maglie. Le ali potrebbero essere Tongya a sinistra e Verde a destra, con Braaf pronto a tornare a disposizione dopo un periodo di assenza dovuto alle scelte di Breda. Per il ruolo di punta è lotta a due tra Cerri e Raimondo.

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Nel campionato 2005-2006 firmò con il Catania: riportò i siculi in A dopo 23 anni conquistando il secondo posto. L’anno successivo la squadra raggiunse la salvezza. Marinò passò, quindi, all’Udinese sostituendo Malesani e riportando i bianconeri in Europa (Coppa UEFA) grazie a un settimo posto. L’anno successivo iniziò benissimo, con l’Udinese che alla nona giornata conquistò addirittura il primo posto in classifica; in Coppa UEFA i bianconeri uscirono ai quarti di finale. I friulani chiusero la stagione di nuovo al settimo posto e mancando l’accesso all’Europa League a causa della vittoria in Coppa Italia della Lazio (decima in classifica).

Al termine della stagione successiva, e dopo un momentaneo esonero con conseguente richiamo da parte del patron Pozzo, Marino lasciò la guida della squadra friulana dopo tre anni.

Ottima fu anche l’esperienza con il Vicenza nel 2014-2015, che portò dall’ultimo posto dopo 11 giornate (quando subentrò a Giovanni Lopez) al terzo posto, perdendo poi la semifinale dei play-off con il Pescara. Fece bene nel 2016-2017 con il Frosinone: con i ciociari chiuse il campionato al terzo posto e perse la semifinale dei play-off contro il Carpi. Nel 2020-2021 subentrò, a gennaio, sulla panchina dell’Empoli a Roberto Muzzi. Portò i toscani ai play-off, dopo 9 vittorie, 3 pareggi e 5 sconfitte.

Le ultime tre esperienze sono state, però, sfortunate: con SPAL, Crotone e Bari sono arrivati tre esoneri (con i pugliesi è tornato ad allenare dopo due anni di stop). Ora, Marino riparte da Salerno, dove ha poco tempo per imprimere le sue idee alla squadra. Soltanto sei partite, sei finali, per un finale di stagione decisivo per lui e per i granata.

Come cambia la linea difensiva

Con l’arrivo di Marino la Salernitana cambierà pelle: la linea difensiva tornerà a 4 e si abbandonerà il 3-5-2, modulo che ha caratterizzato le ultime due guide tecniche granata. Infatti, a inizio stagione il Cavalluccio era sceso in campo con il 4-3-3, schierato da Martusciello fino al pareggio con il Cosenza, per poi optare per il 4-3-1-2 contro il Bari in quella che è stata l’ultima partita sulla panchina campana per l’ex Lazio.

Colantuono prima e Breda poi si sono affidati alla difesa a 3 senza, però, riuscire a invertire la rotta. Ora toccherà a Marino infondere fiducia nella squadra in questo forcing finale. L’allenatore marsalese ha sempre preferito un calcio propositivo, più offensivo, nel segno del 4-3-3.

Davanti a Christensen si vedranno, molto probabilmente, Ferrari e Lochoshvili come coppia centrale, complice l’infortunio di Bronn. Sugli esterni Corazza, Stojanovic e Ghiglione hanno maggiori chance di giocarsi le due maglie da titolari, con Njoh sullo sfondo. A centrocampo Amatucci tornerà nel suo ruolo davanti alla difesa. Favoriti Soriano e Zuccon per le altre due maglie. Le ali potrebbero essere Tongya a sinistra e Verde a destra, con Braaf pronto a tornare a disposizione dopo un periodo di assenza dovuto alle scelte di Breda. Per il ruolo di punta è lotta a due tra Cerri e Raimondo.

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