Attraverso la nostra intervista esclusiva a Tanasiy Kosovan, ripercorriamo il cammino della Gelbison e conosciamo meglio il numero 10 della squadra rossoblu.
El diez della Gelbison: Tanasiy Kosovan
Nato in Ucraina il 3 marzo 1995, Tanasiy Kosovan è un elemento chiave nello scacchiere di Domenico Giampà. In questa stagione ha collezionato 28 presenze, fornendo due assist e segnando tre gol, l’ultimo dei quali nella vittoria in trasferta contro il Cassino. Trasferitosi in Italia all’età di tre anni, ha iniziato la sua carriera calcistica nel settore giovanile del Vicenza, dove ha militato dal 2004 al 2012. Successivamente, ha vestito le maglie di diverse squadre italiane, tra cui Racing Roma, Gela, Igea Virtus, Picerno, Lucchese, Cavese, Casertana, Trapani e Lamezia. Nel 2017 ha avuto un’esperienza all’estero con l’Arsenal Kyiv in Ucraina.
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Questa è la seconda stagione in maglia Gelbison, cosa ti ha spinto a scegliere questa squadra? Qual è il rapporto con il mister e i compagni?
«È un club ambizioso con grandi obiettivi, e sono rimasto perché condividiamo la stessa mentalità: puntare alla vittoria del campionato. Non ho avuto dubbi nella mia scelta, e questo ha creato un rapporto di stima reciproca. Con il mister, il tempo mi ha permesso di guadagnare la sua fiducia, tanto che in questa stagione sono stato quasi sempre titolare».
Avendo ricoperto diversi ruoli a centrocampo nel corso degli anni, qual è la posizione in cui preferisci giocare?
«Spesso mi viene attribuita una posizione precisa, ma credo che, con l’evoluzione del calcio e delle sue dinamiche, ogni giocatore debba essere in grado di coprire più zone del campo. Ormai le posizioni fisse stanno scomparendo. Personalmente, mi piace partecipare alla costruzione del gioco e legare le manovre, ma il mio istinto resta quello di essere decisivo. Per questo preferisco giocare in avanti, con un trequartista alle spalle».
Chi è il giocatore con cui senti di avere una particolare alchimia?
«Mi trovo bene con tutti. Sono tutti grandi giocatori, davvero. Nominarne uno significherebbe citarli tutti, perché i loro curriculum parlano da soli. Basta guardare chi scende in campo per capire con chi ho la fortuna di giocare!».
Primi a quota 58 punti in classifica, la promozione diretta può definirsi un obiettivo concreto. Cosa servirà per centrarla?
«Per conquistare la promozione serve un lavoro mentale costante, giorno dopo giorno. Proprio come nella vita, per raggiungere grandi obiettivi bisogna lavorare su sé stessi, migliorarsi e avere chiaro il traguardo da raggiungere. Servono concentrazione, una solida leadership personale e, naturalmente, allenamento quotidiano da qui alla fine della stagione».
C’è un momento in particolare che ha segnato questa stagione?
«Penso che a fare la differenza in realtà sia stata la semplicità con cui abbiamo mantenuto costanza nei risultati e nel lavoro. Indubbiamente vincere molti scontri diretti è stata una grande dimostrazione di forza, fondamentale per dare segnali chiari al campionato».
Che partita ti aspetti contro la Paganese?
«Contro la Paganese ci aspetta una vera e propria finale, su un campo difficile e contro una squadra di grande tradizione come Pagani. Sarà una sfida intensa tra due grandi squadre!».
C’è qualche giocatore a cui ti ispiri?
«Da ragazzo mi ispiravo a grandi campioni come Ibrahimovic e Shevchenko, che mi hanno fatto sognare. Oggi, invece, mi concentro su me stesso, cercando di essere il protagonista del mio percorso. In questo sport, la mentalità è tutto».